Il mistero della PRINCIPESSA ANASTASIA
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Luglio
1918: Nella notte tra il 16 e il 17 lo Zar di Russia Nicola II, la sua famiglia, il medico di corte e tre camerieri vengono scortati
fin nei meandri di un bosco degli Urali. Viene data lettura di una sentenza di morte emanata dai tribunali della Rivoluzione e i prigionieri vengono giustiziati. Poco dopo, il plotone
di esecuzione si allontana. Calano nella tomba i cadaveri
dei Romanov e le ultime memorie dell'Impero Russo. Secondo un'altra versione, che è poi quella ufficiale fornita dalle autorità sovietiche, lo Zar e gli altri furono svegliati a notte fonda e fucilati nella cantina della casa di Ekaterinburg in cui erano tenuti prigionieri. Solo successivamente i corpi furono trasportati in un vicino bosco, bruciati e sepolti.
Febbraio
1920: Una ragazza viene ricoverata in una clinica di Berlino. E'
reduce da un tentativo di suicidio e appare smarrita e confusa. Viene
registrata con il nome di Anna Anderson, ma sostiene e sosterrà fino alla
morte (avvenuta nel 1984) di essere la granduchessa Anastasia Nikolaeva, figlia
dell'ultimo Zar di tutte le Russie, fortunosamente scampata all'eccidio dei suoi parenti.
Dal
1920 al 1984: Anna Anderson avrà un'esistenza tumultuosa, in
più paesi, lontano dalla Russia. In tarda età, negli Stati Uniti dove vive con scarsi mezzi e disturbi mentali, finirà internata in manicomio. Ne uscirà evadendo ma verrà riacchiappata dalla polizia e riportata in clinica. Continuerà a sostenere
di essere la figlia dello Zar. Lo scopo e i motivi? Viene giudicata
mitomane, ma anche alla stregua di un'avventuriera alla ricerca di un'eredità
improbabile o del tesoro di Nicola II.
Nell'insieme la
vita di Anna non l'ha mai fatta apparire equilibrata, ma in realtà neanche avida di denaro
e beni materiali. I più non credono alla donna, ma il governo
americano cala più volte in suo favore, più che altro
per screditare la rivoluzione d'ottobre e il regime sovietico. Tornando alle memorie della rivoluzione la
donna continua a ripetere che era stata scortata, in quella notte tra
gli Urali, da un soldato che la minacciava con una baionetta, mentre
i suoi venivano fucilati e finiti con il calcio dei fucili. Anastasia
era riuscita rocambolescamente a scappare e a mettersi in salvo.
La storia è poco credibile, e i superstiti del casato dei Romanov, dai loro
luoghi di esilio, negano e negheranno sempre la parentela e persino la sconcertante ed evidente
somiglianza di Anna con Anastasia.
Perché?
Vogliono dimenticare il passato, o hanno un interesse uguale a
quello che si imputa alla Anderson: la speranza di ereditare il tesoro
e l'immenso patrimonio dei Romanov?
1991:
I resti dei Romanov vengono riesumati; gli scheletri conservano protesi
dentarie doro e i segni del calcio dei fucili, ma i cadaveri
sono 9 in tutto e non 11. In pratica mancano all'appello Anastasia e suo fratello
Alessio. Le ipotesi favorevoli alla Anderson riprendono quota.
2007: Vengono ritrovati i cadaveri di due ragazzi a poca distanza dal luogo dell'esecuzione dello Zar e degli altri. Si conclude che i defunti Romanov ci sono tutti in quel campo di morte e la questione sembra chiusa.
Dopo
la morte di Anna Anderson: Un
medico dice di aver conservato in naftalina un pezzo di intestino
della donna, che lui aveva sottoposto tempo prima ad un intervento chirurgico. Il tessuto si presta ad un esame del
DNA, che potrebbe chiarire una volta per tutte se Anna era stata
una bugiarda mitomane o veramente l'ultima dei Romanov.
L'esame
si fa, comparando - sembra - il gene di Anna con quello del Principe
Filippo di Edimburgo, marito della Regina Elisabetta d'Inghilterra
e parente dei Romanov. Il risultato è: no! Anna Anderson non era della stessa famiglia.
Prevale la tesi di chi la identifica con
una certa Franziska Schwanzkowska, una donna polacca assolutamente priva
di ascendenti nobiliari già ricoverata in un reparto psichiatrico nel 1919.
Ma:
Come mai Anna Anderson ricordava tanti minuti dettagli della vita
al palazzo reale? E perché alcuni servitori della corte russa
l'avevano riconosciuta? E come mai Anna aveva un segno alla spalla
e fratture ad un piede e ad una mano, del tutto identiche a quelle
che aveva la piccola principessa Anastasia?
Rimangono
tuttavia diversi dubbi. Anzitutto sarebbe da vedere se il reperto
anatomico impiegato per la comparazione era veramente di Anna e - se sì - perché
il medico lo aveva conservato. C'è poi da chiedersi il motivo
per cui l'esame fu parametrato al DNA del Principe Filippo e non a
quello di parenti più prossimi di Anastasia.
Fuori
dai laboratori, si può tentare qualcosa, a livello empirico,
come nell'esempio che segue. L'immagine a sinistra è della
piccola Anastasia; l'altra è di Anna. La linea tratteggiata
nera, sotto la mandibola da l'idea di una curva identica.
Sarà un caso, o sarà che la storia si ripete, ma una vicenda analoga si era già registrata negli annali della Russia e - ciò che è più curioso - di nuovo all'interno della corte imperiale. E' la storia della morte di un uomo che morì, ma forse non morì. Si era svolta quasi un secolo prima dell'avventura della presunta Principessa Anastasia ed è la storia di un redivivo, o sosia, dell'Imperatore in persona.
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Anna Anderson foto del 1930
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